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Dopo mesi di trattativa è arrivato l’ok da parte delle industrie di largo consumo al patto sul trimestre anti-inflazione: un accordo per offrire a prezzi calmierati o ribassati - dal primo ottobre al 31 dicembre - una serie di prodotti...
Dopo mesi di trattativa è arrivato l’ok da parte delle industrie di largo consumo al patto sul trimestre anti-inflazione: un accordo per offrire a prezzi calmierati o ribassati - dal primo ottobre al 31 dicembre - una serie di prodotti del carrello della spesa. Si sono riuniti i fronti delle associazioni del commercio - che firmeranno il protocollo vero e proprio - e quelle della produzione.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine dell’incontro con i vertici delle associazioni Unione Italiana Food, Centromarca, Federalimentare e Ibc ha parlato di “colpo definitivo contro l'inflazione".
Paolo Mascarino Presidente Federalimentare jpeg“Federalimentare è molto soddisfatta dell’intesa raggiunta con il Ministro Urso che, grazie ad un dialogo costante proseguito per tutto il periodo estivo e mai interrotto, ha permesso anche all’industria alimentare di poter aderire al trimestre anti-inflazione con una specifica lettera di intenti”. Così in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino commenta l’intesa raggiunta stamane fra il MIMIT, l’industria alimentare, Centromarca e IBC. “La firma odierna conferma il grande senso di responsabilità dell’industria alimentare italiana sia verso il Governo che verso i consumatori. Nonostante il comparto abbia subito fortissimi aumenti sul costo delle materie prime, degli imballaggi e dell’energia ed abbia assorbito gran parte degli aumenti dovuti all’inflazione, in noi è prevalso il senso di responsabilità e di tutela verso gli italiani e le famiglie in difficoltà. Infatti - prosegue Mascarino - secondo l’ultima analisi fatta dal Centro Studi di Confindustria il margine lordo del settore industriale alimentare si è molto ridotto, passando dal 10,3% medio nel 2019 al 5,7% nel 2022, segno evidente che le imprese hanno dovuto assorbire internamente parte dei maggiori costi della spirale inflazionistica non scaricandoli sul consumatore finale”.
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