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Il 2022 di post pandemia e crisi energetica ha avuto un impatto pesante sul comparto suinicolo. Di sostenibilità e impegno della filiera delle carni e salumi parliamo con Pietro D'Angeli, neoeletto Presidente ASSICA, martedì 26 settembre al AlimentiPiù.
Il 2022 di post pandemia e crisi energetica ha avuto un impatto pesante sul comparto suinicolo. Di sostenibilità e impegno della filiera delle carni e salumi parliamo con Pietro D'Angeli, neoeletto Presidente ASSICA, martedì 26 settembre al AlimentiPiù.
I dati dell’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, l’organizzazione nazionale di categoria che, nell’ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine, certificano un 2022 di flessione per la produzione di conserve animali e quella di grassi lavorati: 1,393 milioni di ton rispetto a 1,433 milioni di ton del 2021 (-2,8%).
L’insieme delle produzioni ha presentato un fatturato di 8.964 milioni di euro, superiore (+2,2%) a quello del 2021 (8.774 milioni di euro). La produzione di salumi nel 2022 ha evidenziato una flessione in quantità, dopo l’importante incremento registrato nel 2021 e ha chiuso i dodici mesi attestandosi a 1,143 milioni di tonnellate da 1,169 del 2021 (-2,2%). È risultato in leggero aumento, invece, il valore della produzione salito a 8.522 milioni di euro (+1,2%) da 8.420 milioni del 2021 spinto dagli aumenti dei costi di produzione.
In merito alla produzione (in volumi) il primo posto va al prosciutto cotto, con una quota pari al 25,4% del totale dei salumi, seguito dal prosciutto crudo al 24,4%, dalla mortadella al 14,9%, dal salame all’11% e dai wurstel al 5,5 %. Chiudono gli altri salumi al 19%.
I consumi in Italia
Nel 2022, il settore ha mostrato una certa resilienza testimoniata dai buoni risultati delle vendite in GDO, ma l’incremento dei costi di produzione ha penalizzato i volumi venduti negli altri canali. Qui i consumatori sembrano aver variato prima le proprie abitudini di spesa, modificando tipologia di prodotti comprati e i quantitativi.
Nel complesso dell’anno la disponibilità totale per il consumo nazionale di salumi (compresa la bresaola) è stata di 994,1 mila ton (-2,1%) contro 1,015 milioni di ton dell’anno precedente. Il consumo apparente pro-capite, considerato l’andamento della popolazione, si è attestato intorno ai 16,7 kg contro i 17,0 del 2021 (-2,1%).
I consumi apparenti dei prosciutti crudi stagionati sono scesi a 219.700 ton (-1,2%); quelli di prosciutto cotto sono saliti a quota 276.100 ton (+0,5%). Sono risultati in aumento anche i consumi di mortadella e wurstel (+6,0% per 202.100 ton) e quelli di salame attestatisi a 84.900 ton (+4,2%). Hanno evidenziato un deciso ridimensionamento i consumi di bresaola scesi a 24.000 ton dalle 25.800 dell’anno precedente (-6,9%) e quelli degli “altri salumi”, attestatisi a 187.200 ton. (-14,8%).
La struttura dei consumi interni vede quindi al primo posto sempre il prosciutto cotto, con una quota pari al 27,8% del totale dei salumi, seguito dal prosciutto crudo al 22,1% da mortadella/wurstel al 20,3%, dal salame all’8,5% e dalla bresaola al 2,4%. Chiudono gli altri salumi al 18,8%. Considerando l’insieme dei salumi e delle carni suine fresche, il consumo apparente pro-capite è rimasto stabile a 28,4 kg (+0,2%) grazie all’incremento registrato dai consumi di carne suina fresca (+3,6%).
Dscreto risultato per le esportazioni di salumi italiani nel 2022 nonostante le penalizzazioni dovute alla PSA (che ha determinato la chiusura di alcuni importanti mercati esteri come Giappone, Serbia e Taiwan e l’imposizione di restrizioni da parte di altri mercati) e all’inflazione che hanno pesato sugli scambi rallentandone il passo e limitando il potenziale del settore.
Secondo i primi dati rilasciati da ISTAT, nel corso del 2022 le spedizioni dei salumi italiani si sono fermate a quota 197.800 ton per 1.990,9 milioni di euro, registrando una lieve flessione a volume (-0,4%) ma una crescita a valore (+7,4%).
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